Nelson Mandela può essere considerato anche un poeta, oltre ad essere il simbolo della lotta contro l'apartheid in Sudafrica e contro ogni forma di razzismo.
Le sue poesie riguardano un tema da lui molto sentito: la libertà. La sua vita infatti può essere considerata come una ricerca continua della libertà dalla schiavitù, dall'oppressione di un regime schiavista, ingiusto e inumano, che discriminava le persone in base al colore della pelle e all'appartenenza etnica.
Egli nacque il 18 luglio 1918 in un villaggio del sud-est del Sudafrica (era di etnia bantu) e fin da ragazzo lottò contro un governo ingiusto, che confinava la sua famiglia nei famigerati bantustan, termine che indicava le zone più aride e povere del Sudafrica, riservate ai neri visti solo come manodopera a bassissimo costo per la ricchezza e il tornaconto di una ristretta minoranza di coloni europei (4 milioni di bianchi contro 24 milioni di neri). Da giovane Nelson Mandela organizzò molti scioperi e partecipò a numerose rivolte della popolazione nera esasperata.
Nonostante tutti questi fattori sfavorevoli, egli riuscì a studiare legge presso l'università di Ford Hare, da cui venne espulso nel 1940 per aver organizzato una manifestazione studentesca: la scelta di dedicarsi al diritto non fu certo casuale,poiché essendo esperto di legge Nelson Mandela poteva assistere la popolazione di colore in un'infinità di cause riguardanti le ingiustizie subite dai funzionari del governo razzista.
Nel 1942 egli aderì al National African Congress, il principale partito che difendeva i diritti civili dei neri e nei decenni successivi prese contatto anche con il Fronte Nazionale Algerino, che lottava per l'indipendenza dell'Algeria dalla Francia: Nelson Mandela riteneva infatti che il colonialismo fosse la causa di tutti i mali dell'Africa e del suo sottosviluppo, poiché esso consisteva spesso nella riduzione in schiavitù degli indigeni e in gravi forme di asservimento economico dalla madrepatria. E' opportuno sottolineare che in Sudafrica l'apartheid divenne legge di Stato a partire dal 1948 (pur esistendo di fatto già prima...), quando andarono al potere i principali teorici del razzismo boero, che si ispirarono al nazismo. I coloni boeri (olandesi) erano infatti molto più ostili ai neri rispetto agli inglesi.
A partire dagli anni Cinquanta Mandela iniziò a coordinare gli sforzi dei neri per la libertà dall'apartheid e organizzò molti scioperi, incitando al boicottaggio delle attività produttive del regime sudafricano.
Nel 1962 fu arrestato e rimase per ben 27 anni (fino al 1990) nella prigione di Robben Island, un carcere di massima sicurezza situato su un'isola a 12 km dalla costa sudafricana; tuttavia proprio in questi anni egli divenne un simbolo della lotta del popolo nero contro il razzismo: molte nazioni europee iniziarono ad imporre sanzioni economiche contro il Sudafrica e molte organizzazioni non governative per i diritti umani firmarono petizioni per la liberazione di Mandela. L'autore nell'autobiografia dal titolo "Lungo cammino verso la libertà" descrive minuziosamente gli anni della prigionia.
L'attività politica di Nelson Mandela si intensifica dopo il 1990 e infatti nel 1992 l'apartheid venne formalmente abolita: il referendum del 1994 sancì la definitiva abolizione di quest'ingiusto sistema. Nelson Mandela ottenne inoltre nel 1993 il Premio Nobel per la Pace.
Intendo qui antologizzare alcune poesie che ritengo particolarmente significative e che hanno come filo conduttore l'idea della libertà, non solo come ideale politico ma soprattutto come condizione esistenziale.
La nostra paura più profonda
In questa poesia Nelson Mandela vuole mettere in evidenza come spesso siamo schiavi del giudizio degli altri ed abbiamo paura di essere considerati orgogliosi se mostriamo i nostri talenti. Invece per il poeta proprio la dimostrazione del nostro valore può spingere gli altri a fare altrettanto, in un cammino di miglioramento e di autoconsapevolezza.
Invictus
Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come un pozzo da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa delle circostanze
Non ho arretrato né gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma non chino.
Oltre questo luogo d'ira e lacrime
Incombe il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.
Questa è una delle più profonde poesie di Mandela: essa fa riferimento al lungo periodo di prigionia che, come egli stesso afferma, è riuscito a ferirlo ("Il suo capo è sanguinante"), ma non a piegarlo nell'animo. Nelson Mandela afferma di essere ancora il padrone del suo destino e questo può sembrare apparentemente assurdo, visto che è ormai privato della libertà. Egli intende dire che i suoi nemici possono imprigionarlo, incatenarlo FISICAMENTE, ma non sono in grado di fargli rinnegare i suoi ideali e di privarlo della motivazione a lottare per essi; di conseguenza egli è ancora il "capitano" della sua anima, soltanto il suo corpo è in prigione, ma non la sua anima.