Gli animali nella poesia di Montale rappresentano una componente importante, sia perchè il poeta aveva un grande amore per la natura sia perchè essi spesso simboleggiano una condizione esistenziale, un ricordo oppure offrono un sollievo agli affanni e alle preoccupazioni della vita.
In particolare sono da ricordare le poesie dedicate all'Upupa ("Upupa, ilare uccello calunniato dai poeti...) e al Martin Pescatore, due uccelli a cui il poeta era molto legato.
La poesia "Il rondone" appartiene alla raccolta del "Diario del '71 e del '72", che contiene un insieme di liriche scritte nei primi anni Settanta del Novecento; come suggerisce il titolo si tratta di poesie caratterizzate da un linguaggio fluido e scorrevole, molto vicine al genere narrativo del diario, in cui Montale trae spunto dai fatti della vita quotidiana per esporre le proprie riflessioni.
Nella lirica "Il rondone" l'ispirazione prende avvio da un fatto apparentemente banale: un rondone viene trovato con le ali appesantite dal catrame e non riesce a volare, viene quindi soccorso e curato, ma dopo nemmeno un giorno, ormai autosufficiente, fugge via.
Ecco il testo:
Il rondone
Il rondone raccolto sul marciapiede
aveva le ali ingrommate di catrame,
non poteva volare.
Gina che lo curò sciolse quei grumi
con batuffoli d'olio e di profumi,
gli pettinò le penne, lo nascose
in un cestino appena sufficiente
a farlo respirare.
Luli la guardava quasi riconoscente
da un occhio solo. L'altro non si apriva.
Poi gradì mezza foglia di lattuga
e due chicchi di riso. Dormì a lungo.
Il giorno dopo all'alba riprese il volo
senza salutare.
Lo vide la cameriera al piano di sopra.
Che fretta aveva fu il commento. E dire
che l'abbiamo salvato dai gatti. Ma ora forse
potrà cavarsela.
Come si può notare il linguaggio è scorrevole e semplice, tuttavia è possibile notare la presenza di termini colti e di sapienti assonanze ("ali ingrommate", "batuffoli d'olio e di profumi"). Non si tratta, però, di una poesia puramente descrittiva. Il comportamento del rondone, prima riconoscente e poi ansioso di fuggire, rappresenta l'atteggiamento che, secondo Montale, molte persone hanno nei confronti di chi le aiuta: sono apparentemente riconoscenti, ma poi passato il pericolo si dimenticano di chi le ha soccorse.
Ne viene fuori quindi una descrizione piuttosto pessimistica del mondo animale ed umano: ognuno di noi deve lottare per sopravvivere e rischia di essere sempre sopraffatto, ma poi non è riconoscente quando riceve aiuto e dimentica che, nella giungla della vita, non può contare sempre e solo sulle proprie forze.