Carlo Betocchi fu uno dei più importanti poeti dell'Ermetismo e la sua produzione poetica attraversa quasi tutto il Novecento, partendo dai primi anni Trenta sino a giungere al 1980, quando pubblicò la sua ultima raccolta (Poesie del Sabato). Il poeta appartiene culturalmente all'area geografica toscana e fiorentina.
Betocchi fu un autore cattolico, di grande religiosità e molto vicino a Mario Luzi e a Nicola Lisi (letterati dell'area toscana):nel 1929 fondò, assieme a Nicola Lisi e Piero Bargello, la rivista di tendenza cattolica "Il Frontespizio", che poi divenne un centro di divulgazione dell'Ermetismo.
L'autore pubblicò la sua prima raccolta poetica nel 1932 ("Realtà vince il sogno"), ma ne seguirono altre come "L'Estate di San Martino", "Un passo un altro passo", "Poesie del Sabato".
La collocazione di Betocchi nell'area ermetica appare comunque un po' forzata e determinata più che altro da aspetti biografici, soprattutto dalla grande amicizia con Mario Luzi (si veda articolo sul blog, "L'Ermetismo di Mario Luzi") che riconobbe in lui il suo maestro:in realtà la sua poesia è molto libera ed assolutamente spontanea, pur avendo in comune con gli ermetici il gusto dell'analogia (accostamento libero tra immagini).
La poesia giovanile dell'autore è dominata da una religiosità di tipo quasi francescano, un forte sentimento mistico che gli consente di sentirsi gioiosamente "creatura tra le creature" (citazione dall'autore), lo stesso sentimento del resto presente nell'Ungaretti della raccolta "L'Allegria", quando l'autore afferma di sentirsi "docile fibra dell'universo".
In alcuni testi è anche possibile individuare una certa influenza della poesia simbolista e visionaria di Rimbaud, autore che Betocchi apprezzava assai più di Stephane Mallarmè (prediletto invece da molti ermetici).
Le liriche della prima raccolta ("Realtà vince il sogno") hanno spesso un andamento "popolare" ed assai discorsivo, anche se a tratti si nota un certo preziosismo lessicale tipico degli ermetici; il critico Baldacci ha messo in luce il fatto che la poesia di Betocchi oscilla tra due tendenze molto contradditorie tra di loro anche se in equilibrio, cioè la difficoltà lessicale degli ermetici da un lato e l'apparente facilità e discorsività dall'altro.
Un altro modello spesso presente nell'opera di Betocchi è Clemente Rebora, uno scrittore appartenente al gruppo della rivista "La Voce":l'influenza di Rebora si nota sia dal punto di vista culturale (entrambi sono cattolici) sia nello stile, che in entrambi gli autori è discorsivo e in alcuni casi vicino alla prosa.
Nelle opere più tarde l'anziano Betocchi supera l'Ermetismo e si apre al confronto con le problematiche complesse della civiltà contemporanea, tuttavia rimane sempre presente una forte spirtualità di stampo cristiano.
Ecco un esempio dell'opera di Betocchi tratto dalla raccolta "L'Estate di San Martino" (1961):
Il tempo ci rapisce
e il cielo è solo.....
Il tempo ci rapisce, e il cielo è solo
anche di queste rondini che il volo
intrecciano, pericolosamente,
come chi va cercando nella mente
qualche nome perduto..... e il ritrovarlo
nemmeno conta, poichè ormai è già sera.
Eh sì! s'invecchia, e ritorna più vera
la vita che già fu, rosa da un tarlo.....
un tarlo che lo monda. E vien la sera.
E i pensieri s'intrecciano, e le rondini.
E non siamo più noi; siamo i profondi
cieli dell'esistenza, alti come intera
e profondissima, cupa, nel suo indaco.
La raccolta "L'Estate di San Martino" esce a Milano presso Mondadori nel 1961 ed esprime l'opera di un Betocchi ormai maturo.
Il testo qui presentato è una meditazione profonda e serena sulla vecchiaia, sullo sfondo paesaggistico di una natura solitaria e gremita da voli di rondini.L'intero testo è quindi un'allegoria della vecchiaia, paragonata alla sera:le rondini invece rappresentano i pensieri dell'uomo anziano,che inseguono vertiginosamente i ricordi.
Dal punto di vista metrico si notano l'uso dell'endecasillabo (raro nel Novecento), la frequenza di forti enjambement (volo/intrecciano, profondi/cieli, cercando/qualche nome, ritrovarlo/nemmeno conta) e la presenza di rime baciate (pericolosamente/mente, sera/vera):si tratta quindi, per stile e struttura, di un testo molto tradizionale.