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27 dicembre 2011 2 27 /12 /dicembre /2011 00:00

Tutta la  poesia di Giovanni Pascoli è stata fin dall'inizio influenzata dalle vicende familiari dell'autore, al punto che l'intera opera può essere letta come una "biografia in versi" .

Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna il 31 Dicembre del 1855, figlio di Caterina Vincenzi Allocatelli e di Ruggero Pascoli, amministratore di una proprietà dei principi Torlonia.

Pascoli trascorse un'infanzia serena, finchè un gravissimo evento luttuoso distrusse la tranquillità familiare:il padre venne ucciso (per motivi mai chiariti) il 10 Agosto del 1867, mentre tornava a casa dal lavoro, nel tragitto da Cesena a San Mauro.

Questo evento fu solo l'inizio di una catena impressionante di disgrazie familiari: l'anno seguente morirono la sorella maggiore Margherita e a distanza di un mese la madre del poeta.

Questi eventi drammatici lasciarono un segno indelebile nella mente e nell'opera letteraria di Pascoli: un simbolo che ricorre quasi ossessivamente in Pascoli è il nido familiare da ricostruire e da difendere da tutti i pericoli e le minacce che provengono dall'esterno.

Infatti il poeta non si sposò mai e rimase sempre profondamente legato alle sorelle Ida e Maria (detta affettuosamente Mariù), verso cui sentiva di avere una responsabilità di tipo paterno, come se volesse proteggerle dalle difficoltà della vita; addirittura Pascoli visse come un tradimento personale il matrimonio della sorella Ida nel 1895, proprio perchè tale evento rompeva l'unità del nido familiare finalmente ricostruito!

Le poesie di Pascoli, ad una lettura superficiale, appaiono come prevalentemente descrittive, come una descrizione dettagliata della vita di campagna in tutti i suoi riti; in realtà niente è più sbagliato che fermarsi a tale impressione, perchè per l'autore ogni oggetto, anche il più quotidiano e banale, è sempre il simbolo di qualcos'altro, in genere di una condizione esistenziale e soprattuttto di un ricordo che all'improvviso stimola l'ispirazione.

Per questo motivo Giovanni Pascoli è considerato uno dei principali esponenti del Decadentismo italiano, cioè di quella corrente artistica che considera la poesia come un potente mezzo di conoscenza della realtà: il poeta, con la sua sensibilità fuori dal comune, riesce a vedere al di là delle apparenze e a scoprire gli aspetti misteriosi e sconosciuti delle cose.

A questo proposito un esempio bellissimo è dato dalla lirica "X Agosto" (dalla raccolta Myricae), che è una descrizione simbolica della morte del padre, avvenuta proprio il 10 Agosto 1867, il giorno di San Lorenzo.

 

                                                                                          X agosto

 

San Lorenzo, io lo so perchè tanto

   di stelle per l'aria tranquilla

arde e cade, perchè sì gran pianto

nel concavo cielo sfavilla.

 

Ritornava una rondine al tetto:

    l'uccisero:cadde tra spini:

ella aveva nel becco un insetto:

   la cena deì suoi rondinini.

 

Ora è là, come in croce, che tende

   quel verme a quel cielo lontano:

e il suo nido è nell'ombra, che attende,

che pigola sempre più piano.

 

Anche un uomo tornava al suo nido:

  l'uccisero:disse: Perdono;

e restò negli aperti occhi un grido;

portava due bambole in dono......

 

Ora là, nella casa romita,

  lo aspettano, aspettano in vano:

egli immobile, attonito, addita

  le bambole al cielo lontano.

 

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi

  sereni, infinito, immortale,

oh! d'un pianto di stelle lo inondi

  quest'atomo opaco del Male!

 

 

In questa stupenda poesia ogni elemento è il simbolo di una realtà diversa da quella naturale ed è in relazione con il fatto luttuoso della morte del padre; infatti la "rondine che ritorna al tetto" simboleggia il padre che torna dal lavoro per raggiungere il nido familiare,l'insetto che porta nel becco indica il fatto che il padre, Ruggero Pascoli, era l'unica fonte di sostentamento per la famiglia.

Nella seconda parte della lirica la metafora viene chiarita e il poeta immagina che il padre abbia chiesto perdono ai suoi assassini, non volendo affrontare la morte gravato dal peso del rancore.

Infine, negli ultimi versi, Pascoli introduce un simbolo più universale: egli immagina che il fenomeno delle stelle cadenti nella notte di San Lorenzo sia l'espressione della sofferenza della natura (o di Dio) provocata dalla cattiveria umana, quasi come se il Cielo piangesse osservando tutto il male che l'uomo compie quotidianamente.

E' opportuno aggiungere che per Pascoli l'ispirazione poetica non è un'emozione che tutti gli uomini possano provare, perchè per lui il poeta è una persona che è riuscita a far parlare "il fanciullino" che è in ognuno di noi; il segreto dell'ispirazione consiste nel recuperare la capacità (tipica dei bambini) di meravigliarsi di fronte allo spettacolo della natura e di provare gioia anche di fronte alle piccole cose della vita quotidiana.

Tali concetti sono stati espressi in uno scritto di circa venti capitoli, pubblicato parzialmente nel 1897 sulla rivista "Marzocco":in quest'opera (in prosa) Pascoli afferma che il vero artista è colui che sa guardare la realtà con candore ed ingenuità, come se osservasse il mondo per la prima volta.

 

 

 

 

 

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