La poesia "La primavera hitleriana", inserita nella raccolta "La bufera ed altro", è sicuramente una delle liriche più affascinanti di Montale e soprattutto più ricche di riferimenti storici, culturali e biografici.
L'occasione da cui nasce la poesia è l'incontro a Firenze di Mussolini con Hitler durante la primavera del 1938, precisamente nella metà di Maggio del 1938: l'alleanza tra i due dittatori viene così irrimediabilmente rafforzata e per Montale questo appare il chiaro presagio di una catastrofe globale, quale è stata appunto la 2^ guerra mondiale.
Dopo l'incontro tra i due dittatori, infatti, il fascismo si caratterizzò in senso sempre più antisemita e stipulò le leggi razziali nel Settembre del 1938:la politica razzista di Mussolini fu all'origine dell'emigrazione di Irma Brandeis (donna amata da Montale, studiosa di letteratura) verso gli Stati Uniti, poichè la studiosa era di origine ebraica.
Molte liriche della raccolta "La bufera ed altro" sono dedicate ad Irma Brandeis, che è concepita da Montale come un tramite tra cielo e terra, una specie di "donna-angelo" in grado di rimediare con la sua stessa presenza al male del mondo e di salvarlo dalla barbarie del nazifascismo.
La lirica "La primavera hitleriana", come vedremo, è piena di un simbolismo in cui ogni oggetto diventa la metafora di qualcos'altro in un continuo gioco di rimandi ed allusioni.
Ecco il testo e l'analisi della lirica.
La primavera hitleriana
Folta la nuvola bianca delle falene impazzite
turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede (l'estate imminente sprigiona
ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.
Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
e pavesato di croci a uncino l'ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benchè armate anch'esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra die miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s'è tramutata in un sozzo trescone d'ali schiantate,
di larve sulle golene, e l'acqua seguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole.
La poesia è stata scritta nel 1939 ed è poi confluita nella raccolta "La bufera ed altro", pubblicata nel 1947. Il testo è costiuito da tre strofe di versi di diseguale misura, dall'endecasillabo a versi più lunghi, in genere di quattordici e più sillabe:le rime sono pressochè assenti,vengono sostituite da una fitta rete di assonanze e consonanze.
Vediamo ora i contenuti e i simboli presenti nelle singole strofe.
I strofa: La lirica si apre con un'immagine nello stesso tempo originale ed inquietante: una nuvola di farfalle notturne, che turbina attorno ai lampioni, cade a terra all'improvviso e forma a terra uno strato che scricchiola se viene calpestato, come se fosse zucchero.
Questa strana nevicata di farfalle è il segno di qualcosa di lugubre che si sta avvicinando ed infatti presagisce la visita di Hitler a Firenze nel maggio del 1938: la presenza malefica del dittatore nazista è simboleggiata da un'improvvisa ondata di gelo che fa regredire il clima verso l'inverno e causa la morte improvvisa delle farfalle ("l'estate imminente sprigiona ora il gelo notturno").
II strofa: La seconda strofa introduce l'immagine di Hitler visto da Montale come un messaggero dell'Inferno, che viene accolto dai suoi fedeli alleati, cioè dai fascisti che gli rendono omaggio con il consueto grido "eja, eja, alalà".
La parata in onore del Fuhrer messa in atto dai fascisti viene trasformata da Montale in un'autentica "messa nera" in onore del nuovo Lucifero:il golfo mistico era infatti, nel teatro di Wagner, lo spazio riservato all'orchestra, che per l'occasione viene illuminato e decorato di bandiere con le svastiche. Il riferimento a Wagner non è del resto casuale, visto che l'opera di questo grande musicista era molto apprezzata dai nazisti, che la strumentalizzarono in chiave nazionalista.
Per Montale tutta la popolazione è complice della catastrofe bellica che si sta inesorabilmente preparando: sono infatti chiusi i negozi (in onore di Hitler) con le vetrine dove sono esposti giocattoli da guerra, triste presagio del conflitto mondiale.
Il macellaio che fa bella mostra dei capretti col muso infiorato di bacche può anche essere visto a posteriori come il presagio dell'Olocausto ebraico causato dal nazismo e comunque evidenzia che l'intera popolazione mondiale si presta ad essere sacrificata in nome della follia di pochi.
In questo situazione nessuno è veramente immune da colpa, anche i miti carnefici (ossimoro calzante) che sono ignari della catastrofe che loro stessi contribuiscono a preparare, dal momento che sono ossequiosi verso il nazifascismo.
Il trescone delle ali schiantate fa riferimento agli insetti (falene) che cadono sulle rive dell'Arno (vedere prima strofa), falene che con la loro danza di morte sembrano presagire un evento sinistro.
III strofa: La strofa si apre con un interrogativo drammatico: "Tutto per nulla, dunque?": Montale qui fa riferimento al suo amore per Irma Brandeis, una donna che nella sua mente aveva addirittura il potere di salvare il mondo dal male, proprio come la "donna-angelo" degli stilnovisti.
L'invadenza del male nel mondo sembra mettere in pericolo il senso di un amore che è l'unica via di salvezza nell'orrore presente:i saluti di addio del poeta al momento della partenza di Irma per gli Stati Uniti assumono il significato di un patto indelebile di fedeltà e la partenza della donna è accompagnata da segni quasi sovrannaturali (una stella cadente che riga il cielo); Montale rappresenta Irma come accompagnata dall'angelo Raffaele (accompagnatore di Tobia), uno dei sette angeli che portano i meriti umani davanti a Dio, anche se per il momento l'opera salvifica iniziata dalla donna sembra essere in grave pericolo, infatti tutto appare "arso e succhiato da un polline che stride come il fuoco".
La parte finale della strofa è segnata da messaggi di speranza, quasi come se l'intenso amore del poeta potesse in qualche modo cambiare in meglio le sorti della storia:la donna amata da Montale viene addirittura chiamata con il nome di Clizia, la figlia dell'Oceano amata e poi abbandonata dal Sole, che ella continua però ad amare tanto intensamente da trasformarsi in Girasole ("tu che il non mutato amor mutata serbi").
La fonte di tale riferimento è sicuramente Dante, poichè nel 1939 Gianfranco Contini curò un'edizione delle Rime dantesche:in un sonetto a Giovanni Quirini, citato da Montale in introduzione alla "Primavera hitleriana", Dante si paragona appunto a Clizia nel dichiarare il suo amore verso una "donna sdegnosa".
In questo caso, però, Montale vuole farci capire che egli considera Irma Brandeis come un tramite tra il mondo sovrannaturale e la terra, perchè il Sole è simbolo di Dio: il poeta spera quindi che Clizia, proprio come Cristo, possa sacrificarsi per il bene dell'umanità e di conseguenza il mondo possa sperimentare una nuova Pasqua ("Un'alba che domani per tutti si riaffacci") dopo la sconfitta dei mostri del nazifascismo.
La Primavera hitleriana rappresenta a mio avviso una delle più alte vette della poesia di Montale ed è espressione di una religiosità di tipo laico ma molto viva ed originale, che pervade del resto buona parte della produzione del poeta, soprattutto nelle raccolte "Le occasioni" e "La bufera ed altro".