In molte poesie della raccolta "La bufera ed altro" Montale affronta il tema del ricordo della propria infanzia ed adolescenza, viste come un periodo felice contrapposto alla drammaticità del presente segnato dalla distruzione e dalla guerra.
Le liriche che fanno parte della raccolta "La bufera ed altro" sono state composte durante la seconda guerra mondiale, che il poeta vive in modo particolarmente drammatico a causa della sua opposizione al fascismo e alla perdita degli affetti più cari, tra cui la studiosa ebrea Irma Brandeis, costretta ad emigrare negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali.
All'interno della raccolta è evidenziabile un gruppo di liriche che si basano sulla rievocazione dell'infanzia vista come un'età d'oro felice ed il simbolo di questa condizione è la casa di Monterosso nelle Cinque terre, dove il poeta ha trascorso le estati della sua infanzia e della sua adolescenza; in particolare la poesia "L'arca" è un testo che esemplifica questa particolare fonte d'ispirazione.
Ecco il testo:
L'arca
La tempesta di primavera ha sconvolto
l'ombrello del salice
al turbine d'aprile
s'è impigliato nell'orto il vello d'oro
che nasconde i miei morti,
i miei cani fidati, le mie vecchie
serve- quanti da allora
(quando il salce era biondo e io ne stroncavo
le anella con la fionda) son calati,
vivi, nel trabocchetto. La tempesta
certo li riunirà sotto quel tetto
di prima, ma lontano, più lontano
di questa terra folgorata dove
bollono calce e sangue nell'impronta
del piede umano. Fuma il ramaiolo
in cucina, un suo tondo di riflessi
accentra i volti ossuti, i musi aguzzi
e li protegge in fondo la magnolia
se un soffio ve la getta. La tempesta
primaverile scuote d'un latrato
di fedeltà la mia arca, o perduti.
Innazitutto è bene sottolineare il carattere simbolico di molti oggetti e situazioni citate nel testo: l'arca è la casa di Monterosso che appare come un vero e prorpio "reliquiario", perchè è il luogo della memoria, depositario di tutto ciò che si può salvare dagli insulti del tempo ( la persecuzione, la guerra) e dal naturale passare del tempo ( che sbiadisce i ricordi).
La tempesta,invece, è il simbolo negativo della guerra e di tutto ciò che sconvolge l'armonia del nido familiare, mentre il vello d'oro è come uno scrigno che quando si apre rivela i ricordi e le situazioni del passato.
in questa lirica anche gli oggetti inanimati sembrano custodire i ricordi, ad esempio il mestolo (ramaiolo) in cucina sembra riflettere, uno accanto all'altro, i volti ossuti delle persone care e persino i musi aguzzi dei cani, anch'essi ormai morti; gli alberi sembrano essere i custodi privilegiati delle memorie del poeta, soprattutto la magnolia appare come una fedele custode del passato.