La poesia di Thomas Eliot si caratterizza per una costante critica ai valori della tradizione occidentale e, soprattutto, per una rivalutazione del ruolo dell'artista nella civiltà moderna.
L'opera di Eliot appartiene al contesto del cosiddetto modernismo, movimento sviluppatosi fra il 1912 e la seconda guerra mondiale che comprese e rivoluzionò tutte le arti. I modernisti (tra i più noti, James Joyce, lo stesso Eliot ed Ezra Pound) denunciarono:
- la crisi della cultura occidentale,
- l'alienazione e il senso di solitudine dell'artista in un mondo scientifico,
- il rifiuto del passato e la rottura con la tradizione.
Il nome modernismo è legato particolarmente alla novità delle tecniche letterarie degli scrittori che ne facevano parte; tutti gli autori modernisti sono accomunati dal rifiuto della tradizione letteraria vittoriana (derivazione indebolita della letteratura romantica) e dal recupero della poesia del Seicento inglese (John Donne e i poeti metafisici).
Al centro della pratica letteraria modernista c'è il particolare uso dell'immagine (derivato in parte dal precedente movimento letterario, durato pochi anni, dell'imagismo, di cui aveva fatto parte Ezra Pound assieme al poeta inglese T.E. Hulme); per i modernisti l'immagine viene intesa non più come simbolo nel senso medioevale, romantico o simbolista, ma come correlativo oggettivo, corrispondenza oggettiva, perciò non personale, del sentire.
Secondo Eliot qualsiasi nostra emozione può essere rivissuta semplicemente citando gli eventi esterni, le situazioni che l'hanno provocata;di conseguenza la poesia è un rievocare immagini, eventi e situazioni senza però intervenire in prima persona, lasciando parlare gli oggetti.
Tale modo di fare poesia risulta essere ampiamente presente anche nella letteratura italiana, lo ritroviamo infatti in Gozzano, Pascoli e Montale; soprattutto Eugenio Montale fu un grande estimatore e traduttore di Thomas Eliot e un'intera sua raccolta ("Le occasioni") si rifà da vicino alla tecnica poetica del "correlativo oggettivo.
Montale infatti afferma che "le occasioni poetiche non devono essere spiattellate, ma rievocate attraverso una serie di oggetti, situazioni ed immagini che le rappresenta".
Ecco una poesia di Thomas eliot, dal titolo "Dedica a mia moglie":
che tiene desti i miei sensi nelle ore di veglia,
e il ritmo che scandisce il riposo
delle nostre ore di sonno,
l'accordo del respiro
di due amanti i cui corpi
profumano l'uno dell'altro,
che pensano uguali pensieri
e non hanno bisogno di parole
e sussurrano uguali parole
senza la necessità di un senso.
Il vento stizzoso dell'inverno non farà gelare
il sole astioso del tropico non farà seccare
le rose nel giardino di rose che è soltanto nostro
ma scrivo questa dedica perché altri la leggano:
sono parole private indirizzate a te in pubblico.
Qui si può notare, soprattutto nell'ultima parte, l'uso del correlativo oggettivo:infatti il giardino di rose diventa il simbolo dell'intimità tra il poeta e la moglie, legame che non potrà mai essere spezzato dagli eventi minacciosi esterni ("il vento gelido" o "il sole astioso") ;inoltre è presente la figura retorica dell'anafora (ripetizione), proprio per dare maggiore risalto a determinati termini ("parole",, versi 9-10, "pensano-pensieri", verso 8).